Un gioiello dell’ebanisteria a Forno Alpi Graie

Un gioiello dell’ebanisteria a Forno Alpi Graie

A Forno Alpi Graie, all’imbocco del Vallone di Sea, a 1350 m. slm, sorge un piccolo santuario costruito nel 1757, dedicato a Nostra Signora di Loreto.

Forno era un tempo capoluogo della Alta Val Grande di Lanzo e successivamente, nel 1927, venne aggregato al comune di Groscavallo.  Il paese si trova al termine della vallata, alla confluenza del vallone di Sea e del vallone di Gura ed è noto come luogo di partenza per escursioni nel gruppo delle Levanne.

Il santuario fu costruito nel 1757 a seguito delle apparizioni della Madonna all’operaio Pietro Garino, avvenute nel 1630.

E’ raggiungibile con poco più di un quarto d’ora di cammino e, oltre a poter apprezzare un piccolo museo di ex voto settecenteschi molto belli, si può ammirare quello che è un vero capolavoro dell’ebanisteria della prima metà del settecento: un altare ligneo, originariamente attribuito a Pietro Piffetti – uno dei più più importanti ebanisti del barocco piemontese – ma poi giustamente riconosciuto come opera di Luigi Prinotto, forse meno noto ma non per questo meno importante.

L’opera era stata progettata dall’architetto Filippo Juvarra, commissionata al Prinotto nel 1723 e destinata alla cappella del Beato Amedeo, patrono dei Savoia,  sita nella cattedrale di Sant’Eusebio a Vercelli. L’altare non raggiunse mai il luogo  per cui era stato progettato.

Dagli studi fatti dall’architetto Claudio Cagliero –  pubblicati presso l’editore Hever di Ivrea con il titolo  “Un capolavoro di alta ebanisteria nelle Valli di Lanzo”  –  si evince chiaramente di essere al cospetto di un lavoro dal valore inestimabile: è un’opera unica al mondo, a firma dell’illustre maestro, di cui sono noti arredi conservati a Palazzo Reale — tra questi la scrivania “dell’Assedio di Torino” e il Pregadio della Regina — al Museo civico di Palazzo Madama e a Stupinigi.

L’altare fu presente per un periodo alla Reggia di Venaria, nella sacrestia annessa alla chiesa di Sant’Uberto. Dopo circa 70 anni, in cui l’opera ebbe alterne vicissitudini, è attestato al santuario di Forno dal 1843.

Ad ottobre 2017 l’altare é stato smontato e portato nel laboŕatorio manufatti lignei del Centro di Conservazione e Restauro della Venaria Reale, con non pochi timori, da parte della popolazione residente, di non rivederlo mai più.

Il restauro è stato condotto da un’equipe composta da restauratori, storici dell’arte,  funzionari della Soprintendenza e con il contributo diretto dell’architetto Luisa Papotti, soprintendente e direttore scientifico del centro. Il restauro ha richiesto due mesi di intenso lavoro, con un costo di circa 30 mila euro, coperti dalla Fondazione CRT e in parte dalla Parrocchia di Groscavallo.

Nella seconda metà di giugno del 2018,  quando finalmente la valanga che per diversi mesi aveva ostruito l’accesso al Santuario si è dissolta, il prezioso altare è stato riposizionato con grande soddisfazione da parte di tutti.

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