Lungo il Canale Cavour – parte quinta (le mondine)

Lungo il Canale Cavour – parte quinta (le mondine)

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Le mondine

Prima di riprendere il nostro viaggio, vorrei rivolgere un pensiero alle mondine. Erano quelle donne, provenienti generalmente dal biellese, dalla val Sesia e dalla zona dei laghi, che, per necessità, lasciavano le loro case e si spostavano in risaia per il trapianto e la monda del riso.

Il lavoro durava mediamente due/tre mesi, da aprile a giugno: ed era un lavoro duro, per parecchie ore al giorno, sempre con l’acqua sotto il ginocchio, nel fango, con le sanguisughe che foravano i polpacci, e con la schiena piegata. Nei piedi indossavano semplicemente un paio di calze di cotone, sul viso un fazzoletto per difendersi dalle punture delle zanzare e un largo cappello di paglia per coprirsi dal sole.

Erano “ospitate” nelle grandi cascine del tempo, nutrite con un tozzo di pane o poco più, “stabulate” in dormitori-lager e molte volte pure violentate dai caporali. La loro retribuzione era decisamente bassa, le ore di lavoro tante… Tutto questo fece crescere il malcontento e nei primi anni del ‘900 ci furono scioperi e tumulti per ottenere la riduzione della giornata lavorativa a 8 ore. Sono di quel periodo le canzoni Se otto ore son troppo poche e la ancor più famosa Sciur padrun da li beli braghi bianchi. Tra il 1906 e il 1909 diversi comuni del vercellese, per primi nella Pianura Padana, approvarono regolamenti che accolsero queste rivendicazioni.

Mondine.

Verso Nord

Puntando decisamente a nord, il Canale raggiunge Vettignè, attraversa il fiume Elvo per mezzo di una tomba a sifone ed entra così nel cuore della risicoltura piemontese “la Baraggia”.

Vettigné, frazione di Santhià, è un antico borgo edificatosi attorno al castello (seconda metà XV sec.). Il castello passò ai Savoia nel 1867, quando Maria Vittoria Carlotta Enrichetta Dal Pozzo Della Cisterna (pensate quando doveva far la sua firma per esteso che tribolazione!), figlia dell’ultimo erede maschio dei Dal Pozzo e allora proprietari, sposò Amedeo di Savoia. Il castello fu poi ceduto a privati alla fine della Seconda Guerra Mondiale quando la monarchia dovette lasciare il paese.

Seguendo il corso del Canale, si raggiunge Formigliana, tipico paese della risaia, servito dalla ormai abbandonata tramvia Vercelli-Biella. Poco dopo l’attraversamento del fiume Cervo, per mezzo di un bel ponte canale, il Cavour si affianca all’autostrada A4 (Torino-Milano) e raggiunge Villarboit, il cui comune è in parte compreso nel Parco Naturale delle Lame del Sesia. Anticamente posto sotto la giurisdizione di Monformoso (attualmente una semplice cascina), i signori di Villarboit furono i Conti di Biandrate. 

Parco regionale delle lame del Sesia (foto www.atlanteparchi.it).

Si raggiunge così Greggio. In epoca romana vi passava la Via delle Gallie, fatta costruire da Augusto per collegare la Padania con la Gallia. Tra il X e XI sec è indicato come borgo appartenente all’Abbazia dei Santi Nazario e Sauro. Successivamente, nel XIII sec su interessamento dei Conti di Biandrate, fu sottomessa al comune di Vercelli. L’insediamento passò dai Visconti di Milano ai Savoia nel 1373, successivamente occupato da Facino Cane per conto dei Marchese del Monferrato e poi dall’esercito del conte Filippo Toninelli di Briona. Nel 1513 l’imperatore Massimiliano inserì Greggio nella contea dei Gattinara concedendolo a Mercurino Arborio di Gattinara.

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