Nicolò Musso e l’Autoritratto del Museo Civico di Casale Monferrato
L’Autoritratto di Nicolò Musso è senza dubbio una delle opere più interessanti e di maggior qualità pittorica di tutto il Seicento piemontese. L’origine romana del dipinto, con le suggestioni del giovane pittore casalese che si aggira con il suo sguardo magnetico tra i vicoli di Campo Marzio o di San Lorenzo in Lucina, coinvolgono la fantasia degli studiosi di oggi che guardano al periodo di Caravaggio nella capitale come uno dei più fecondi della storia dell’arte.
Io ebbi la fortuna di partecipare nel 2006 al convegno milanese di contorno alla grande mostra a Palazzo Reale dal titolo Caravaggio e l’Europa che era accompagnata da una ulteriore mostra dal titolo Il genio degli anonimi. Maestri caravaggeschi a Roma e a Napoli. Le due mostre avevano il proposito dichiarato di mettere in relazione le varie opere sia di Caravaggio che dei numerosi artisti che avevano assunto le sue modalità pittoriche, al fine di riuscire a fare chiarezza tra le varie attribuzioni di cui pochissime suffragate da documentazioni certe. La figura di Nicolò Musso in quella occasione fu completamente ignorata per cui la sua presenza nella mostra e nel catalogo di Monastero con la Natività proveniente da Roma e l’organizzazione del convegno di Casale si sono rivelati una scelta felice.
La grande e colossale rivoluzione di Caravaggio giunto a Roma non è solamente quella tecnicamente espressa in una pittura dal vero con la luce che scende dall’alto ad illuminare la scena immersa nel buio più totale o ancora quel naturalismo pittorico che faceva si che solo la verità senza mediazioni potesse essere riprodotta in pittura. La grande rivoluzione che Caravaggio compì e’ che la sua pittura non prevedeva alunnati lunghi e faticosi presso le botteghe dei maestri, non si basava su di uno studio lento e progressivo che a partire dal disegno arrivava dopo estenuanti prove a maneggiare i pennelli ed i colori. Con Caravaggio chiunque avesse un minimo di estro naturale era chiamato subito a dipingere ogni genere di soggetto dal vero.
Del Bellori, un medico romano pressoché contemporaneo di cui nel 1672 viene stampata la prima edizione de Le vite de’ pittori, scultori e architetti moderni che così tratta l’argomento .
Al netto di queste considerazioni L’Autoritratto di Musso oltre ad essere con tutta probabilità una sorta di “selfi” da omaggiare alla famiglia lontana durante la sua permanenza a Roma oppure da riportare con se al suo ritorno, appare come un vero e proprio trattato sulla pittura del maestro lombardo. Nicolò si ritrae soddisfacendo a pieno le regole della pittura naturalistica e quasi annunciandone in un piccolo compendio pittorico. La luce che cade dall’alto illuminando la scena immersa nel buio completo e che cade sui particolari che vogliono parlare allo spettatore, il viso, le mani, gli strumenti del lavoro, i pennelli e la tela scorciata in basso a destra. Nicolò afferma la sua natura di giovane pittore e probabilmente vuole rimarcare la sua volontà di esercitare tale professione, forse a scapito del volere della famiglia e del padre in particolare, che come sappiamo era un alto funzionario dei Gonzaga e che forse per il giovane figlio sognava una carriera diplomatica di alto livello. Il colletto bianco contribuisce ad accendere la scena e guida lo sguardo dell’osservatore verso il volto del protagonista. Il giovane artista si ritrae perfettamente identico a se stesso con lo sguardo magnetico, diretto e concentrato verso il soggetto che sta dipingendo. A questo punto l’invenzione scenica è quella dello specchio che permette di concentrare le linee pittoriche come in una precoce ripresa fotografica, stratagemma se non inventato utilizzato certamente da Caravaggio, per cui Nicolò non sta dipingendo un soggetto qualsiasi e nemmeno è colto nella sorpresa di un arrivo improvviso ma sta semplicemente dipingendo se stesso allo specchio. Ultima enunciazione e forse la più evidente vista la scena compiuta nella sua interezza e’ la ripresa dal vero come Caravaggio soleva ripetere. Lo specchio permette questa realizzazione anche su se stesso senza mediazione alcuna. Egli è contemporaneamente il pittore ed il modello in una sorta di fotografia a se stesso tesa a stupire e divertire forse i cari famigliari lontani.
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