La Certosa delle meraviglie

La Certosa delle meraviglie

Erano gli ultimi giorni di agosto del 1396 e nel terreno vicino al parco del castello di Pavia, abitato da Gian Galeazzo Visconti e dalla sua famiglia, veniva posta la prima pietra della Certosa della Madonna delle Grazie, secondo il desiderio e il voto della moglie di Gian Galeazzo, Caterina. La costruzione rappresentava altresì la celebrazione della dinastia dei Visconti, e il suo apparire, con le guglie e i pinnacoli, in mezzo alla boscaglia e illuminata dal sole, era percepito dal viandante e dai pellegrini come un incanto e una magia.

Il monastero sorge al margine dell’antica strada romana che collegava Pavia a Milano. La posizione era strategica: a metà strada tra Milano, capitale del ducato, e Pavia, la seconda città per importanza, dove il duca era cresciuto e dove aveva sede la corte.

La Certosa  venne costruita anche come mausoleo della famiglia e fu completata in circa 50 anni: all’interno è presente, infatti, il monumento funebre di Gian Galeazzo Visconti, oltre a quello di Ludovico il Moro e di Beatrice d’Este. Nell’edificio sono presenti stili differenti, dal tardo-gotico italiano al rinascimentale, e vanta apporti architettonici e artistici di diversi maestri dell’epoca. La navata fu progettata in stile gotico, e la sua costruzione fu completata nel 1465, ma l’influenza del primo Rinascimento è particolarmente presente grazie alla presenza di Guiniforte Solari, che guidò i lavori tra il 1462 e il 1481 e che dette un’impronta più rinascimentale al resto della chiesa.

Inizialmente la Certosa fu abitata da dodici monaci dell’Ordine certosino, uno dei più rigorosi ordini monastici della Chiesa cattolica, fondato da san Bruno nel 1084. Qui, presso la Certosa, fu stampato, nel 1561,  il primo libro “Breviarium Carthusiensis”, grazie alla creazione di una vera e propria stamperia, voluta dal Priore Generale nel 1560. Successivamente ai certosini, la Certosa fu affidata alla comunità cistercense, poi, per un breve periodo, ai benedettini, per essere dichiarata, dopo l’unità d’Italia, monumento nazionale. Dal 1968 ospita una piccola comunità cistercense.

La chiesa ha pianta a croce latina divisa in tre navate con abside e transetto, coperta da volte a crociera su archi a sesto acuto, ispirata, seppure in scala ridotta, alle proporzioni del Duomo di Milano. La facciata è ricca di decorazioni, secondo lo stile dell’architettura rinascimentale lombarda. All’interno della Certosa, troviamo due chiostri, uno piccolo, che era il luogo in cui si svolgeva gran parte della vita comunitaria, collegato, con i suoi portici, alla chiesa, alla sala capitolare, alla biblioteca e al refettorio; all’interno del chiostro grande, lungo circa 125 metri e largo circa 100, si affacciano le celle o casette dei monaci, ognuna costituita da tre stanze e un giardino, ancora oggi visitabili.

Come citato nel sito della Certosa, “chi varca l’ingresso della Certosa ha la sensazione di entrare in un angolo di cielo, uno spicchio di meraviglie rubato al paradiso e riprodotto nella pietra, negli affreschi, in ori, lacche e lapislazzuli. Ad accogliere lo sguardo, istintivamente rivolto verso l’alto tra i candidi costoloni delle alte volte della navata centrale della chiesa, sono magiche e intricate geometrie astrali e soprattutto le stelle: dipinte nell’oro sul soffitto di cobalto, intarsiate nel cotto del pavimento della sagrestia vecchia, raggianti nei colori caldi dei portali lignei o iscritte nella perfezione del cerchio sulle piastrelle del presbiterio.

Fatevi cogliere dalla meraviglia!

Si ringrazia il sig. Giuseppe Scancarello, fotografo, e il sig. Fabio Abbiati, referente per il sito www.certosadipavia.it,  per la disponibilità delle fotografie.

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