Nicolò Musso (Casale Monferrato 1585/90-1623/27)

Nicolò Musso (Casale Monferrato 1585/90-1623/27)

Artista nativo di Casale Monferrato, figlio di Giovanni Pietro, di buona famiglia già nel 1607 è attestato a Roma. Secondo Ferdinando Caire artista casalese nato nel 1666 che lascia notizie per la biografia stesa da Pellegrino Antonio Orlandi nel 1704 Nicolò Musso di famiglia agiata studia a Roma quasi per divertimento per un periodo di circa dieci anni allievo di Michele Angelo da Caravaggio. La notizia è suffragata dal registro degli stati delle anime che segnala la sua residenza nella parrocchia di San Lorenzo in Lucina, nella contrada degli Otto Cantoni in Campo Marzio come lo stesso Caravaggio prima della della partenza avvenuta nel 1606. Nella Roma di inizio secolo senza dubbio Musso, allievo o meno del grande maestro viene a contatto con la sua pittura e con quella dei suoi immediati emuli.

L’Autoritratto del Museo Civico di Casale proveniente dalla collezione del marchese Francesco Giovanni Tommaso Mossi di Casale Monferrato    dalle fonti settecentesche ed identificato nel 1967 da Noemi Gabrielli, può essere datato nel secondo decennio del 1600 è realizzato ancora a Roma o più probabilmente già al ritorno a Casale.

Considerato tra la migliore ritrattistica di carattere caravaggiesca. Nella collezione Mossi oltre all’Autoritratto vi erano altre quattro opere di Musso tutte andate perdute. Una Baccante e un Suonatore ancora presenti in un inventario di fine Settecento conservato nell’Archivio Storico del Comune di Casale Monferrato ed una Natività ed una Annunciazione ritirate dal Mossi negli anni Novanta del Settecento è sostituite da opere a fresco.

Le testimonianze del periodo romano di Nicolò Musso sono piuttosto esigue mentre è accreditata in tale periodo la tela Cristo porta la Croce al Calvario, oggi alla Galleria Sabauda di Torino, ma in origine nella collezione del marchese Vincenzo Giustiniani sotto il nome del pittore Francesco Casale. Il linguaggio del dipinto si caratterizza per l’adesione al naturalismo caravaggiesca con la figura del Cireneo in primo piano accostata alla fisionomia del Giustiniani e debitrice nei confronti di Nicodemo nella Deposizione di Cristo del Caravaggio oggi alla Pinacoteca Vaticana. Anche caravaggiesco è l’espediente dell’autoritratto dell’artista che fa capolino alle spalle di Maria in lacrime, perfettamente confrontabile con quello del museo di Casale. L’affollamento della composizione invece è un retaggio cinquecentesco ed in particolare ad una incisione di Albrecht Durer di analogo soggetto.

Nell’inventario del Giustiniani compariva anche una Natività oggi in possesso dell’Unicredit di Roma ed attribuita a Musso da Federico Zeri quindi smentita ed accettata variamente dalla critica. Probabilmente l’opera può essere riconducibile a quella della collezione Mossi anche per la dipendenza iconografica nei confronti della Natività di Guglielmo Caccia nella chiesa di San Michele a Casale.

Nella collezione Giustiniani compare anche una Cena in Emmaus oggi scomparsa ed associata al nome Francesco Casale o Casali.

La presenza comunque di opere di Nicolò Musso nella collezione del marchese Vincenzo Giustiniani, attento osservatore e conoscitore della pittura caravaggiesca del secondo decennio del secolo, soprattutto se forestieri, testimonia la frequentazione romana del Musso e la sua affermazione artistica.

Una Madonna con Bambino del periodo romano oggi nota attraverso una fotografia e di proprietà di un collezionista americano, esibisce un caravaggiesco di stretta osservanza che lascia pochi dubbi sulla attribuzione.

Dal 1618 e’ già presente a Casale come testimoniano la firma e la data sulla pala della Madonna del Rosario in una cappella della chiesa di San Domenico a Casale. Anche il fastigio con Eterno in gloria è stato attribuito al Musso nonostante l’incertezza esecutiva che avvalora una datazione successiva.

La tela della Madonna del Rosario di grande importanza figurativa evidenzia l’acquisizione delle novità capitoline ed in particolare le istanze legate al naturalismo caravaggesco. L’opera al tempo deve avere rappresentato un vero e proprio hapax assoluto nel sonnolento ambiente artistico casalese e ciò è evidente con il confronto della opera di identico soggetto del Guglielmo Caccia realizzata proprio nel secondo decennio del Seicento ed ora nella chiesa di San Martino a San Salvatore Monferrato.

Al 1619 circa si fa ricondurre la Madonna con bambini e angeli conservata nella chiesa di Mombello Monferrato. Come anche il Crocifisso adorato da San Francesco ora nella chiesa di San Ilario a Casale. Le Nozze di Cana oggi nella chiesa di San Giulio ad Altavilla Monferrato e databile tra il 1622 ed il 1624 probabilmente eseguita con l’aiuto di un collaboratore. Entrambe queste due ultime opere provengono dalla distrutta chiesa di San Francesco a Casale.

Il Crocifisso adorato da San Francesco ritrovato a fine Ottocento e donato alla chiesa di San Ilario a Casale rappresenta l’opera di maggiore suggestione caravaggiesca nella produzione del Musso. La vicinanza stilistica con la Crocifissione di Sant’Andrea del Caravaggio realizzata a Napoli per il conte Benavente ed oggi a Cliveland, nonché con il Crocifisso di Battistello Caracciolo del Museo Civico di Castelnuovo a Napoli, aprono spiragli sulla possibile frequentazione, non documentata, di Nicolò Musso di ambienti napoletani.

Dal 1620 Nicolò Musso e’ un pittore affermato sulla piazza di Casale ed in tale data viene chiamato a lavorare alla decorazione del Castello di Casale e della relativa chiesa dedicata alla Immacolata Concezione. Il castello residenza dei Gonzaga aveva ritrovato importanza dopo la guerra di successione del 1613. La pala d’altare dedicata alla Immacolata Concezione e’ portata a termine entro il 1620. Più difficile è individuare una partecipazione alla realizzazione della decorazione parietale della chiesa e delle sale del castello. Le fonti settecentesche ricordano l’operato di Musso a fianco del pittore alessandrino Giorgio Alberini ma la collaborazione del Musso è piuttosto incerta.

Appare attribuibile con certezza al Musso il San Carlo prega per stornare la peste conservato presso l’Oratorio di Santo Spirito (già chiesa conventuale di Santo Spirito a Rivalta Bormida. L’opera è suffragata dalla testimonianza della visita del Vescovo Gozzani del 23 agosto 1676. Se la committenza fu indotta dalla effettiva presenza della peste la datazione potrebbe essere relativamente tarda e comunque successiva al 1623. Infatti il contagio a Rivalta ha il primo segnale nel 1623 per poi scoppiare nel 1625.

Nel 1622 il pittore riceve la commissione per la tela della Annunciazione oggi conservata presso la parrocchiale di Santa Maria Assunta a Ticineto Po.

La pala datata grazie al manoscritto conservato presso l’archivio parrocchiale di Ticineto rappresenta l’ultima opera di Musso ed insieme alla Madonna del Carmine che porge lo scapolare a Simone Stock conservato nella chiesa di San Ilario a Casale, rappresenta un linguaggio figurativo giocato sul compromesso tra naturalismo romano e la tradizione figurativa locale.

All’esiguo catalogo dell’artista sono state recentemente attribuite anche il San Carlo Borromeo orante della chiesa di San Pietro Apostolo a Brusasco, il Lamento sul corpo di Cristo di collezione privata londinese, il dipinto con Giuseppe e la moglie di Putifarre, ora a Berlino ed infine tre raffigurazioni di Cristo, Cristo risorto mostra la ferita, del Perth Museum, Ecce Homo già Milano Collezione Koelliker, Cristo risorto come Buon Pastore già New York mercato antiquario, tutti ancora oggetto di indagini. Anche il Sacrificio di Isacco della Pinacoteca Duranti di Montefortino è stato attribuito a Nicolò Musso anche se lo studio deve essere ancora approfondito.

In base a documentazioni Nicolò Musso muore tra il 1623 ed il 1627 data in cui viene compilato il testamento e l’inventario dei suoi beni.

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