Madonna con il Bambino, San Michele e San Rocco
Guglielmo Caccia (Montabone 1568 – Moncalvo 1625)
L’opera in deposito presso la Chiesa della SS. Annunziata di Guarene arriva dalla Chiesa di San Michele sempre a Guarene, edificio in stato di grave degrado ed in attesa di importante ristrutturazione.
La presente pala assieme a quella coeva della Annunciazione del Caccia sempre a Guarene, rappresentano l’esordio pittorico conosciuto del pittore, il quale alla data 1585 aveva soltanto 17 anni. Tuttavia pare evidente un salto qualitativo, compositivo, tecnico e cromatico tra le due pale. La Madonna con il Bambino, San Michele e San Rocco può considerarsi certamente successiva e/o frutto di una visione pittorica assai differente.
Infatti se l’Annunciazione risente evidentemente ancora della lezione figurativa del primo maestro Giovanni Francesco Biancaro, tanto da supporne la progettazione e la formulazione pittorica a stretto contatto con il trinese o per lo meno sotto la sua forte e completa influenza culturale, la presente tavola rappresenta una svolta rivoluzionaria. Con la partenza del Biancaro da Nizza della Paglia ed il ritorno nella natia Trino, Guglielmo Caccia che a quella data, il 1585, proprio la data delle due pale di Guarene, appena diciassettenne ha davanti una grande incognita. Continuare la sua attività in solitario nella vecchia bottega in cui era cresciuto dall’autunno 1582, oppure cercare un’altra strada in una altra località. La giovane età e forse le condizioni economiche ancora modeste non gli permettono certamente di aprire in proprio una bottega a Casale, Vercelli o in un’altra città importante. La soluzione arriva con tutta probabilità dal passaggio del giovane pittore, già enormemente dotato tecnicamente nella bottega vercellese dei Lanino che proprio da poco hanno perduto il riferimento del grande capo bottega, Bernardino Lanino deceduto nel 1583.
Guglielmo quindi pur non legandosi stabilmente a bottega con Pietro Francesco Lanino e suo fratello Gerolamo, comincia a dipingere a Vercelli e nel contempo con grande probabilità continua la sua attività a Nizza della Paglia e forse ancora più realisticamente frequenta anche la bottega del Biancaro a Trino, almeno quando non è impegnato a Vercelli o a Nizza.
La data 1586, con la quale ha inizio presumibilmente la collaborazione con i Lanino, con il ciclo decorativo a fresco della Chiesa di San Michele a Candia Lomellina può anticiparsi con la tavola della Madonna di Guarene di almeno qualche mese, facendola retrocedere nell’anno 1585.
La pala infatti seppure già nelle corde del giovane Guglielmo, è completamente figlia della tradizione pittorica vercellese di gaudenziana memoria.
Lo sguardo si dirige completamente nei confronti di Bernardino Lanino, grande interprete della scuola vercellese che riesce a sostituire Gaudenzio Ferrari prima a Vercelli e poi addirittura a Milano.
La prima evidente ascendenza la mostra l’invenzione del baldacchino che costituisce la quinta necessaria alla rappresentazione della scena. In particolare i due teli laterali colore prugna sono assicurati al centro da un apparato presumibilmente in legno di colore giallo. Al centro come schienale del trono della Vergine si innalza una sorta di colonna verde scuro che si confonde con il nero dello sfondo. La stessa precisa soluzione la troviamo più volte nelle pale di Bernardino Lanino. Come nel caso della rappresentazione centrale della Madonna con il Bambino e Santi del polittico realizzato per Francesco Franchineto, datato 1564 ed oggi visibile nella Chiesa di San Giorgio a Valduggia. Nella Madonna del Rosario del 1552 oggi a Releigh nel Museum of Art, o evidentemente più stilizzata nella bellissima Venere e Marte del Petit Palais di Parigi. Anche due disegni almeno, ne evidenziano le stesse caratteristiche a riprova del gradimento di tale soluzione scenografica da parte di Bernardino. Il Sant’Eusebio tra due santi francescani della Biblioteca Reale di Torino e soprattutto la Madonna con il Bambino, santi e donatori del Cabinet des Dessins del Louvre.
I due putti cacciani sono sollevati dal compito di reggere i lembi dei teli in quanto impegnati nel reggere la corona sulla testa della Vergine.
La figura del Bambino Gesù non può esimersi dalla comparazione con la Madonna delle Grazie della Chiesa di San Paolo a Vercelli, datata tra il 1554 ed il 1558 e che il giovane Guglielmo poteva tranquillamente ammirare ogni volta lo desiderasse. Il Bambino irrequieto e vigile, è splendido nella torsione e nella ricerca del precario equilibrio sulla gamba destra della Madre, la quale stenta a trattenerlo. La posizione del Bambino e le mani della Madonna ricordano ancora con più attinenza il maestro Gaudenzio Ferrari nella Madonna con il Bambino ed i santi Bartolomeo e Giovanni Evangelista di Sant’Ambrogio a Milano.
Infine il trono e gli scalini ripercorrono ancora la soluzione adottata per la pala di Releigh, con la quale Guglielmo riesce a concepire due livelli prospettici con i due santi in prima linea.
Proprio San Michele Arcangelo che nella mano sinistra, con un movimento esplicito e raffinato, tiene la bilancia per pesare le anime, mentre con la mano destra sta per dare il colpo di grazia al terribile diavolo che calpesta con entrambi i piedi ed il San Rocco con il fedele cagnolino, evidenziano il percorso artistico del giovane pittore e la scuola provinciale da cui arriva. In questo caso però le figure sono mature e perfettamente posizionate nello spazio. L’equilibrio cromatico si accende in alcuni particolari più evidenti nel rosso e nel giallo e si modula per partiture scure del viola prugna e nel grigio nero dello sfondo.
Mirabile è il corpetto metallico e l’abbigliamento di San Michele Arcangelo che evidenzia una notevole capacità pittorica, difficilmente riscontrabile tra gli artisti del luogo. La testa, con il viso sfumato in una dolcezza patetica ed i cappelli ricci, piuttosto scompigliati di colore biondo tendente al rosso, diverrà uno dei tratti salienti nei personaggi cacciani.
In conclusione la pala della Madonna con il Bambino, San Michele e San Rocco, appare comportare uno scatto in avanti nella qualità e maturità pittorica del giovanissimo Guglielmo. Sembra evidente che la stesura pittorica non possa che essere stata realizzata nella bottega dei Lanino a Vercelli. La mano sicuramente del pittore di Montabone, incontra i modi, i consigli, il clima artistico ed i cartoni esemplificativi della storia laniniana. Sembra che Guglielmo non aspetti altro, dall’alto della sua maturità tecnica, per abbandonare le fragile esecuzioni stilistiche e le arcaiche intonazioni cromatiche del Biancaro, per abbandonarsi alle superbe visioni della tradizione con cui era in perfetta sintonia artistica.
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