Leggi che ti passa: “Il barone rampante” di Italo Calvino (1957)

Leggi che ti passa: “Il barone rampante” di Italo Calvino (1957)

Una lettura speciale. Non dovrei parlare della semplicità del romanzo, potrei essere frainteso e pensare che lo considero un libro superficiale o per bambini. Se mi concentro sulla linea sottile che divide l’inverosimile dal plausibile nella storia, sono a un passo dal catalogare il romanzo come surreale.

La sua agilità narrativa, così come le sue descrizione di situazioni e personaggi in maniera molto chiara e pulita, mettono il lettore in grado di percepire nitidamente le proprie contraddizioni. Molte volte la storia di Cosimo (protagonista del romanzo) diventa prevedibile. Il lettore può anticipare il ritmo della scrittura non perché sia un susseguirsi di argomenti, ma perché capisce e comprende molto bene il personaggio. [rileggendomi in questo passaggio mi sono capito poco, allora aggiungo una nota sotto per spiegarmi meglio]*1

Italo Calvino utilizza una cornice pseudo-fantasy del passato per raccontare i problemi del presente, coerenza logica nella struttura che lega questo romanzo agli altri due della serie “I nostri antenati”: Il visconte dimezzato e Il cavaliere inesistente
Così, con questo Barone rampante lo scrittore ci porta in una Liguria tardo settecentesca in cui un giovane nobile decide di smettere di poggiare i piedi per terra e vivere per sempre tra gli alberi. Questo ragazzino (poi uomo) è Cosimo (personaggio indimenticabile) e conosciamo la sua storia grazie a Biaggio, suo fratello e narratore.

La magia di questo libro sta nel fatto che questa idea di base passa dall’essere un’eccentricità alla cosa più logica del mondo. Calvino è così bravo che fa capire ai sani di mente la logica del matto. Ci fa guardarci allo specchio e chiederci: perché non vivo anch’io sugli alberi? La risposta è semplice: non c’è nessuno più coraggioso e libero di Cosimo Piovasco di Rondò.


Nota *1) Complementare al secondo paragrafo.
Per farmi capire meglio vi propongo un esempio pratico così diamo il Nobel postumo a Calvino e la chiudiamo qui.
Mettiamo che siamo sul torrente Merdanzo (già con questo nome al torrente, visto l’uso evacuatore da parte di Cosimo, sarebbe da Nobel automatico).
Allora, torniamo sul torrente Merdanzo, mettiamo che sia un fiume fresco e cristallino, di colpo vediamo apparire in fondo al fiume un pezzo di qualcosa buttato lì, spazzatura o magari il risultato dei bisogni fisiologici di Cosimo, vediamo nitidamente nell’acqua pulita questo pezzo di merda e pensiamo: Ma cacchio! che fiume sporco!
Ma pensate un po’ meglio: È più sporco questo fiume che ci permette di vedere la spazzatura nel suo fondale o quello che ci impedisce di farlo a causa delle sue acque torbide?


Nota *2) Grazie alla magia di internet ho scoperto che il fiume Merdanzo esiste davvero in Liguria, niente Nobel per Calvino.


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