Alla scoperta delle sinagoghe del Piemonte: da Alessandria a Casale Monferrato

Alla scoperta delle sinagoghe del Piemonte: da Alessandria a Casale Monferrato

Riprendendo il nostro viaggio, da Asti ci spostiamo verso Alessandria, attraversando Nizza Monferrato, un importante centro agricolo e commerciale che si trova nel cuore del Monferrato, uno dei luoghi italiani di produzione vinicola più noti al mondo e dove sorgeva una  sinagoga, oggi smantellata, nel palazzo De Benedetti, nel centro della città. Oggi il palazzo è stato restaurato e non vi sono più tracce della sinagoga, i cui arredi sono conservati in quella di Alessandria.

Ci dirigiamo verso Alessandria, penultima tappa del nostro percorso.

Alessandria è il terzo comune del Piemonte per numero di abitanti e il primo per estensione territoriale. E’ un importante centro nato in epoca longobarda. Alessandria raggiunse la propria autonomia dopo alterne vicende che videro la città prima sotto il marchese del Monferrato, poi dominata dai Visconti e dagli Sforza, successivamente occupata dai soldati napoleonici e infine – con i moti risorgimentali – entrata a far parte del regno di Sardegna e dal 1861 del regno d’Italia.

Dirigendoci verso il centro storico della città, in via Milano, nel vecchio ghetto, troviamo la sinagoga di epoca ottocentesca. Il ghetto di Alessandria nacque verso la fine del 1500, decretato dal governatore spagnolo ed è ancora riconoscibile dagli stretti androni di alcuni palazzi delle vie adiacenti il Tempio.

La facciata della sinagoga è in stile neogotico, con tre ordini di finestre con lesene e sagomature bianche. Sempre sulla facciata si può notare una lapide in ricordo delle vittime della Shoah.

L’arca originale è andata distrutta durante i saccheggi della seconda guerra mondiale ed è stata sostituita, come anche i banchi con le sedute, da quella della sinagoga di Nizza Monferrato.

Da Alessandria, andiamo verso Casale Monferrato, ultima tappa del nostro viaggio.

La sinagoga di Casale Monferrato è un esempio di barocco piemontese ed è considerata una delle più belle d’Italia. Sorge nel centro della città, che si estende sulla pianura, ai piedi delle colline del Monferrato.

Prima sotto i Paleologi e, successivamente, nel XVI secolo, sotto i Gonzaga, si sviluppa la prima comunità ebraica, dedita soprattutto al commercio: intorno alla metà del 1600, infatti, una delle famiglie più note, la famiglia Jona, diviene fornitore ufficiale di frumento per l’intera città.

La sinagoga fu costruita nel 1595 e ampliata successivamente per lo sviluppo della comunità. Tra il XVII e il XVIII secolo fu assorbita dal ghetto ebraico e, malgrado le restrizioni dell’epoca napoleonica, nel tempo fu sempre abbellita con opere artistiche.

Si compone di una grande sala rettangolare, orientata da nord a sud nel senso della lunghezza. La sala contiene l’armadio (aron), orientato verso Gerusalemme, che conserva i rotoli della Torah [1]. Nel XVIII secolo l’aron venne decorato con fregi e stucchi dorati e venne costruita la cantoria in legno. Intorno alla metà del 1800, la sala fu ampliata, venne costruito il porticato e realizzato sul pavimento un prezioso mosaico veneziano.

Nei locali sotterranei della comunità è ospitato il Museo dei Lumi, che raccoglie pregevoli e preziose opere (le lampade di Chanukkah) realizzate da artisti ebrei e non, tra cui spicca il nome di Emanuele Luzzati.

All’interno degli edifici annessi alla Sinagoga il museo conserva pezzi e documenti storici tra i quali si distinguono elementi decorativi dei rotoli della Legge, oltre a preziosi ed interessanti tessuti, ricamati a mano e finemente decorati.

I confini del ghetto, istituito in epoca napoleonica, sono ancor oggi perfettamente riconoscibili, tra via Balbo, Via Roma e Piazza San Francesco. In via Alessandria è possibile vedere il gancio, usato per la chiusura del ghetto, e l’immagine sacra della Madonna, posta nel versante cristiano al confine con il quartiere ebraico.

Ancora oggi sul cardine della porta di ingresso del ghetto, è presente una targa su cui si legge:

 Qui, su questo cardine, le porte del ghetto ogni sera si chiudevano.

Segno di discriminazione di servitù ma anche linea di contatto tra una comunità integra e attiva e una città generosa e tollerante.

Il ricordo di questa reclusione ammonisca sempre contro l’antisemitismo e l’odio razziale.

1723 – 1848

 

 

[1] Si designa specificamente con questo nome il Pentateuco, costituito dai primi cinque libri della Bibbia. La tradizione ha definito questi libri come Torah scritta, per distinguerla dalla Torah orale, che comprende le tradizioni e i commenti applicativi dei Maestri. Con il tempo anche la Torah orale è stata posta per iscritto, dando luogo al testo della Mishnah. I cinque libri che compongono il Pentateuco sono Bereshit (Genesi), Shemot (Esodo), Vaykrà (Levitico), Bamidbar (Numeri), Devarim (Deuteronomio). (www.casalebraica.info)

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