Ala di Stura: villeggiature, affreschi e meridiane

Ala di Stura: villeggiature, affreschi e meridiane

A cinquanta chilometri da Torino, nelle Valli di Lanzo (1100 metri slm), sorge il paese di Ala di Stura (anticamente Prussello).
Un po’ di storia, innanzitutto: per gran parte del XIX secolo il paese visse in un relativo “isolamento”, dato che le strade si arrestavano a Ceres; solo nel 1873 fu aperta la carrozzabile tra Ceres e Ala, e nel 1916 fu inaugurato l’ultimo tratto della ferrovia che connetteva Torino direttamente a Ceres.

I due importanti interventi sulla viabilità diedero, agli inizi del secolo scorso, un deciso impulso al turismo e alle opportunità di soggiorno nella valle. Alberghi sempre più lussuosi cominciarono a esservi costruiti, insieme a edifici privati per la villeggiatura, di proprietà delle famiglie aristocratiche più agiate della pianura: ville liberty bellissime (come quella sopra in foto, ndr), oggi purtroppo deserte. Nella valle soggiornarono illustri personaggi: tra questi le Altezze Reali, D’Annunzio e la Duse, Carducci, Marconi, il Presidente Einaudi e, più tardi, Fo e Franca Rame. In quel contesto Ala di Stura era quasi una St. Moritz dell’epoca.

A ben vedere, però, già ben prima del XX secolo Ala e la sua valle suscitavano interesse, costituendo un’importantissima via di comunicazione tra Francia (Chambery) e Pianura Padana attraverso il Colle d’Arnas (situato poco sopra al Pian della Mussa).
Per un lungo periodo i residenti di Ala e i viaggiatori diretti in Francia, dovendo rilevare lo scorrere del tempo, posizionarono sui muri delle case una miriade di meridiane. Di tali opere (XVI-XIX secolo), un notevole numero si è conservato fino ai giorni nostri: oggi Ala di Stura vanta una delle più alte concentrazioni di meridiane d’Italia (pare si arrivi alle 75 unità). Eccone un esempio:

Di notevole interesse sono anche alcuni affreschi, di cui tre attribuiti a Giovanni Oldrado Perini da Novalesa, dipinti nella seconda metà del XVI secolo: uno alla frazione Villar (1577), uno al Pian del Tetto (1588) e uno a Prussello (1588).

Encomiabile è stato il progetto della precedente amministrazione comunale, volto alla divulgazione e alla conservazione di un tale patrimonio. Purtroppo, però, come quasi tutte le belle cose, questa iniziativa sta attraversando un brutto momento di stasi. Esso è dovuto senz’altro a carenza di fondi, ma anche alle altre urgenti priorità cui devono far fronte i piccoli comuni montani. Alcuni dei preziosi affreschi versano in uno stato di degrado avanzato e irrimediabile: come quelli della frazione Masone. Non c’è tempo da perdere, si deve salvare un così importante patrimonio storico e artistico.

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